"Non si è
vista la Terra né qualcosa di essa se la si è
vista senza abbandonare il suo movimento. Bisogna girare
più velocemente e meno diversamente da lei; lasciar
fuggire quel campanile, raggiungerlo, spostarlo, rimetterlo
fra le colline che si aprono, nel girotondo dei pioppi che
giocano ai quattro cantoni".
(Jean Epstein)
Vi sono momenti, istanti, in
cui lo sguardo che indugia fuori dal finestrino di un treno
o di un automobile porta a scoprire cose che difficilmente
si scorgono tutti i giorni. Il
vedere all'interno di un cortile un angolo abitato, un segno
di presenza umana; una serie di piloni che scoprono e coprono
in sequenza ciò che gli sta dietro; un'albero che
rivela le sue dimensioni man mano che ruota davanti ai nostri
occhi. Tutto questo in una frazione di secondo, prima che
scompaia di nuovo nel sovrapporsi dei paesaggi, nelle combinazioni
dell'effetto di parallasse. E' un attimo di felicità
e di consapevolezza: un momento in cui si vede più
di ciò che si vede. Tornare indietro o aguzzare la
vista non servirà.
Per i miei lavori utilizzo la
computergrafica tridimensionale; cioè
quella serie di tecniche al computer che permettono di generare
un'immagine di sintesi, impalpabile ma duttile e malleabile
tanto quanto un'immagine pittorica. Ogni elemento è
controllabile direttamente: composizione, colore, luci ed
ombre sono a mia disposizione. A queste si aggiungono caratteristiche
come il cambiamento di queste componenti nel tempo, difficilmente
raggiungibili con altre tecniche. Lavorare con la computergrafica
3d significa avere a che fare con programmi che al loro
interno utilizzano schemi e procedure che simulano e richiamano
da vicino altre discipline: infatti si modellano gli oggetti
costruendo gabbie di fil di ferro come farebbe uno scultore,
gli si applicano colori e texture come un pittore od un
decoratore; sono poi inseriti in un ambiente con scenografia
con luci e telecamere come su un set cinematografico. La
metodologia di creazione di un immagine o di un filmato
in grafica tridimensionale è quindi costellata di
similitudini con discipline prese dal mondo reale, ma non
hanno gli stessi limiti che vi sono nel mondo reale. Facendo
un esempio, una
cinepresa reale ha limitate possibilità di movimento,
sul computer invece, l'occhio che indaga una scena ricostruita
in 3d non ha nessun tipo di limite: può filmare un
infinito piano sequenza, andare sottosopra, volare e compiere
movimenti impossibili per la sua controparte reale. Lo stesso
si può dire per le luci, gli oggetti impiegati o
i movimenti dei personaggi. Tutto controllabile nei minimi
particolari senza nessun limite fisico.
Cento chilometri è già
una misura che sfugge, è difficile solo con l'occhio
capacitarsi di una simile distanza, averne una comprensione
chiara. Delle forme che le nuvole assumono, la migliore
e più interessante è quella in cui diventano
metro del cielo, dove riescono a comunicare le distanze
meglio di quanto possa fare qualsiasi fuga prospettica.
Nella triangolazione tra la luce del tramonto che le illumina,
la loro forma e posizione e il punto sulla terra da cui
le guardiamo, nasce una consapevolezza più ampia
dello spazio che ci circonda. Relativizza e localizza la
nostra posizione, quasi un arcaico e nebuloso sistema GPS
(Global positioning system) che ci permette di togliere
un poco alla visione prospettica l'illusione della nostra
centralità nel mondo.
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