
D.
- Chi sei?
R. - Un creatore.
D. - Te la vuoi cavare con poco!
R. - Preferisco usare poche parole per etichettarmi.
L'osservazione dei miei lavori dirà, forse, di più.
D. - Cosa crei?
R. - Cerco di far nascere sulla tela una forma nuova
di vita che possieda luce, movimento, suono e che respiri
tramite il fruitore appassionato d'arte.
D. - I tuoi dipinti, all'apparenza, non hanno legami
con la realtà.I titoli sono lo spunto, l'indizio,
per penetrarne il significato?
R. - Sono dipinti con una loro autonoma realtà
legata all'esperienza, dove gli oggetti non vengono riflessi.
Il titolo è la chiave.
D. - La creazione è invenzione?
R. - Invenzione significa
ritrovamento e rivelazione: emozioni e stati d'animo, fantasticherie
e desideri, suoni e forme, paure e idee.
D. - Moltissimi di noi si tengono alla larga dagli
artisti astratti. Perchè?
R. - L'artista astratto non esiste. E' vero che un
paesaggio o un ritratto sono "facili" ma è
altrettanto vero che si può contemplare l'opera d'arte
cosidetta astratta o non esplicita senza indagare immediatamente
sul suo significato, su quello che l'artista vuole comunicare.
Ricordiamo che l'Arte non appartiene a pochi eletti: è
per tutti.
D. - Perchè dipingi?
R. - E' un fatto primitivo. Ognuno di noi, sulla
sabbia con le dita o sulla carta con una penna, traccia
dei percorsi, grovigli, forme, incroci e segni fantastici
senza una ragione chiara ed evidente. Andando oltre, con
la mediazione di progetti, tecniche e materiali si può
creare un dipinto.
D. - Quando hai terminato il quadro ti senti liberato?
R. - La tensione può essere molto elevata.
Sono l'inconscio e l'intuito a guidarmi nell'esecuzione,
la quale risolve il bisogno interiore di rappresentare.
D. - I simboli che compaiono sui tuoi quadri sono
inconsueti. Come interpretarli?
R. - Non si deve scomporre il dipinto per carpire
il significato: lasciamolo pure irrisolto. Cercare nel dipinto
dei simboli facilmente e direttamente decifrabili è
fuorviante. Il simbolo è il dipinto.
D. - La tua pittura è svincolata dalla rappresentatività.
In che misura?
R. - Svincolarsi dalla realtà "oggettuale"
non è esente da complicanze ma ci si arriva. I
condizionamenti culturali e sociali, invece, sono una gabbia
dalla quale si esce sempre a tempo determinato. Ne esco
quando dipingo e vi rientro nella vita quotidiana.
D. - Com'è il tuo studio e come ti vesti quando
dipingi?
R. - E' uno studiolo immerso nel silenzio. Il modo
di verstire è ininfluente.
D. - Prima di iniziare un dipinto, cosa fai?
R. - Mi siedo su una sedia impagliata, occhi chiusi,
musica...
D. - Quando lavori? Con che tipo di illuminazione?
R. - La sera con la luce artificiale.
D. - Hai un gallerista di riferimento?
R. - Non sono un pittore commerciale. I costi da
sostenere sono molto elevati: cornici, trasporto, parcella
del critico, allestimento, affitto sala galleria, pubblicità...Internet
ha i suoi bravi costi ma consente di mettersi in vetrina
autonomamente. I responsabili dell'arte sono gli artisti.
Non i critici, non i galleristi, non i mercanti.
D. - Hai un sito personale?
R. - www.xart.biz
D. - Chi acquisisce un tuo dipinto da cosa è
motivato?
R. - Ama l'Arte, non è uno speculatore ed
è egoisticamente sano.
D. - Chi rifiuta il tuo modo di dipingere invece...
R. - E' affezionato ai paesaggi, ritratti, nature
morte, fiorellini...Ma vogliamo restare legati ai fiori
(imitazione)?
D. - In quale ambiente trovano la loro migliore collocazione
i tuoi quadri?
R. - Uno studio, una sala ben illuminata con pareti
di colori neutri sono idonei. Ma ognuno è libero
di inventarsi sistemazioni nuove, meno tradizionali.
D. - Puoi definire la parola Arte?
R. - E' una conquista. E' l'ideale collegato con
la vita comune.
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fabio cocco carreras,
pittore
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