Il
clown nella geodrammatica occupa una posizione particolare,
è infatti l'ultimo stile a cui un attore solitamente
si avvicina. Ma che cosa è il clown? Le sue origini
sono senza dubbio circensi. La coppia comica è definita,
tutto si muove seguendo una ritmica rigida, quasi matematica
le cui due funzioni sono l'Augusto (naso rosso) e Monsieur
Loyal (faccia bianca). Ma l'attualità del clown è
profondamente diversa, nella sua evoluzione infatti si allontana
dagli sketch della tradizione circense per addentrarsi verso
una ricerca più profonda: la conoscenza della fragilità
umana e la sua progressiva messa in scena, la scoperta dell'antieroe
moderno che si nasconde dietro ogni "bide", vale
a dire ogni fallimento del numero presentato. Il microcosmo
dell'individuo si dilata e diviene dramma epico, e così
le ingenuità, le debolezze, le fissazioni, i deliri
delle diverse personalità saranno in perfetta risonanza
con il pubblico. (Antonello Zicconi)
La
vita è una tragedia quando
si porta la maschera del clown
Il
naso rosso del clown è la maschera più piccola.
Il suo uso è fondamentale perché permette
all'attore di delineare la "silhouette" del suo
personaggio comico e soprattutto rivelarne la fragilità.
Portare la maschera del clown è scoprirsi ridicolo.
Ed
ecco frantumarsi la propria maschera, quella che ognuno
si porta appresso tutti i giorni - così appiccicata
al viso che quando ti guardi allo specchio non te ne accorgi
neanche.
Jovanna e Roger ne fanno la brutale esperienza. Tutti e
due ci presentano questa mattina un numero chiamato "Eden".
Adamo ed Eva arrivano in macchina in Paradiso. I due clown
scendono dalla macchina e fanno delle smorfie comiche, delle
capriole, dei gorgheggi. Emettono gridi di estasi e gesticolano.
Più si agitano più si intristisce il pubblico.
O il pubblico non capisce noiente o c'è un problema.
C'è un problema: L'Eden è spento, manca una
luce, quella dentro l'anima degli attori, barricati dietro
sorrisi forzati.
"Guarda il fiume!" dice Roger esagerando l'entusiasmo
e noi vediamo la moquette della palestra, sospirando. Quale
fiume? Dopo dieci minuti d'improvvisazioni stremanti si
fermano spossati. Ci guardano sfiniti, abbattuti. E' la
che inizia la scoperta del clown, dalla sconfitta: quando
tutti i tentativi per sopravvivere saranno stati infornati
nella grande lavatrice del gioco, ed ogni gesto sarà
stato stritolato, strangolato, schiaffeggiato nel tamburo
del circo, per poi essere steso ed asciugato sotto il sole
dell'innocenza.
Quando tutti i muri di Berlino saranno stati issati tra
sé e gli altri - per crollare un attimo dopo - il
sogno dei muri è di essere sfondati! -
Quando l'attore sarà fuggito lontano da se stesso,
tallonato dai lupi della paura - in una lunga corsa accecante
per evitare d'incontrare il proprio disastro.
Quando non ci sarà più niente da fare, perché
tutto sarà stato provato. Quando l'attore si sarà
guardato allo specchio e non vedrà più nessuno,
perché le sue molecole mentali saranno tornate al
di là del fuoco originale. Quando avrà depositato
sul tavolo dei suoi dubbi trucchi e magie, allora scivoleranno
a terra la grande piramide, le antiche certezze, che facevano
dire "Io penso che" e morirà il teatro
barocco professorale delle nobili apparenze. In modo lamentevole,
ridicolo sarà il primo big bang, il fracasso, la
nascita comica dell'essere umano, fragile come una farfalla
virgola perché la vita non ama i punti punto
Clown
celeste
La
conoscenza del teatro è la conoscenza dei teatri
interiori.
La tragedia, i buffoni, la commedia, sono tanti raggi di
uno stesso sole invisibile che formano il cuore stesso dell'individuo
La rappresentazione rivela delle strutture incredibili,
ancora non apparse, delle Atlantici che appartengono all'attore
e di cui lui stesso si stupirà quando le "creerà"
sul palco.
Quando il gesto si muove perfetto, all'unisono con lo sguardo
del pubblico, ognuno ha il sentimento di essere lui stesso
l'artista.
Ed è vero
Perché l'artista scompare
le sue molecole dilatate in miriadi di piccole mongolfiere
blu si mischiano con quelle del pubblico
lui stesso è sul palco
Chi guarda chi?
E quando lo spettacolo sarà finito, di fronte agli
applausi del pubblico, l'attore sentirà di essersi
liberatotrovato
Perso come uno ritrovato come tutti diverso incredibilmente
semplicemente
Un attimo sarà uscito dalla ronda infernale di tutti
i giorni della sua farsa della sua tragedia un attimo per
sempre.
Perché fare teatro significa de-teatralizzarsi, uscire
dai sipari, dai copioni e dagli eroi che interpretiamo tutti
i giorni e di cui siamo pubblico nello stesso istante. Uscire
per trovare l'altra dimensione
Quella che Artaud non ha mai trovato perché non si
trova negli inferi, ma nell'aria
Volare volare come un clown celeste.
Certo quando parliamo dei clown, soprattutto in Italia,
si pensa ai terribili clown MacDonald : scarpe grosse, sorrisi
beati ed hamburger negli occhi. O se si pensa ad altro non
è molto meglio.
*Immagini di Emmanuel Lavallée y Gallot
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