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EMAMNUEL LAVALLÉE y GALLOT, "CLOWN CELESTE"

 

E. Lavallée y Gallot, "Clown Celeste", in "XÁOS. Giornale di confine", Anno I, n.3 2002-2003, URL: http://www.giornalediconfine.net/n_3/art_15.htm

Introduzione di Antonello Zicconi

 

Il clown nella geodrammatica occupa una posizione particolare, è infatti l'ultimo stile a cui un attore solitamente si avvicina. Ma che cosa è il clown? Le sue origini sono senza dubbio circensi. La coppia comica è definita, tutto si muove seguendo una ritmica rigida, quasi matematica le cui due funzioni sono l'Augusto (naso rosso) e Monsieur Loyal (faccia bianca). Ma l'attualità del clown è profondamente diversa, nella sua evoluzione infatti si allontana dagli sketch della tradizione circense per addentrarsi verso una ricerca più profonda: la conoscenza della fragilità umana e la sua progressiva messa in scena, la scoperta dell'antieroe moderno che si nasconde dietro ogni "bide", vale a dire ogni fallimento del numero presentato. Il microcosmo dell'individuo si dilata e diviene dramma epico, e così le ingenuità, le debolezze, le fissazioni, i deliri delle diverse personalità saranno in perfetta risonanza con il pubblico. (Antonello Zicconi)

 

La vita è una tragedia quando si porta la maschera del clown

Il naso rosso del clown è la maschera più piccola. Il suo uso è fondamentale perché permette all'attore di delineare la "silhouette" del suo personaggio comico e soprattutto rivelarne la fragilità. Portare la maschera del clown è scoprirsi ridicolo. Ed ecco frantumarsi la propria maschera, quella che ognuno si porta appresso tutti i giorni - così appiccicata al viso che quando ti guardi allo specchio non te ne accorgi neanche.
Jovanna e Roger ne fanno la brutale esperienza. Tutti e due ci presentano questa mattina un numero chiamato "Eden". Adamo ed Eva arrivano in macchina in Paradiso. I due clown scendono dalla macchina e fanno delle smorfie comiche, delle capriole, dei gorgheggi. Emettono gridi di estasi e gesticolano. Più si agitano più si intristisce il pubblico. O il pubblico non capisce noiente o c'è un problema. C'è un problema: L'Eden è spento, manca una luce, quella dentro l'anima degli attori, barricati dietro sorrisi forzati.
"Guarda il fiume!" dice Roger esagerando l'entusiasmo e noi vediamo la moquette della palestra, sospirando. Quale fiume? Dopo dieci minuti d'improvvisazioni stremanti si fermano spossati. Ci guardano sfiniti, abbattuti. E' la che inizia la scoperta del clown, dalla sconfitta: quando tutti i tentativi per sopravvivere saranno stati infornati nella grande lavatrice del gioco, ed ogni gesto sarà stato stritolato, strangolato, schiaffeggiato nel tamburo del circo, per poi essere steso ed asciugato sotto il sole dell'innocenza.
Quando tutti i muri di Berlino saranno stati issati tra sé e gli altri - per crollare un attimo dopo - il sogno dei muri è di essere sfondati! -
Quando l'attore sarà fuggito lontano da se stesso, tallonato dai lupi della paura - in una lunga corsa accecante per evitare d'incontrare il proprio disastro.
Quando non ci sarà più niente da fare, perché tutto sarà stato provato. Quando l'attore si sarà guardato allo specchio e non vedrà più nessuno, perché le sue molecole mentali saranno tornate al di là del fuoco originale. Quando avrà depositato sul tavolo dei suoi dubbi trucchi e magie, allora scivoleranno a terra la grande piramide, le antiche certezze, che facevano dire "Io penso che" e morirà il teatro barocco professorale delle nobili apparenze. In modo lamentevole, ridicolo sarà il primo big bang, il fracasso, la nascita comica dell'essere umano, fragile come una farfalla virgola perché la vita non ama i punti punto

Clown celeste

La conoscenza del teatro è la conoscenza dei teatri interiori.
La tragedia, i buffoni, la commedia, sono tanti raggi di uno stesso sole invisibile che formano il cuore stesso dell'individuo
La rappresentazione rivela delle strutture incredibili, ancora non apparse, delle Atlantici che appartengono all'attore e di cui lui stesso si stupirà quando le "creerà" sul palco.
Quando il gesto si muove perfetto, all'unisono con lo sguardo del pubblico, ognuno ha il sentimento di essere lui stesso l'artista.
Ed è vero
Perché l'artista scompare
le sue molecole dilatate in miriadi di piccole mongolfiere blu si mischiano con quelle del pubblico
lui stesso è sul palco
Chi guarda chi?
E quando lo spettacolo sarà finito, di fronte agli applausi del pubblico, l'attore sentirà di essersi liberatotrovato
Perso come uno ritrovato come tutti diverso incredibilmente semplicemente
Un attimo sarà uscito dalla ronda infernale di tutti i giorni della sua farsa della sua tragedia un attimo per sempre.
Perché fare teatro significa de-teatralizzarsi, uscire dai sipari, dai copioni e dagli eroi che interpretiamo tutti i giorni e di cui siamo pubblico nello stesso istante. Uscire per trovare l'altra dimensione
Quella che Artaud non ha mai trovato perché non si trova negli inferi, ma nell'aria
Volare volare come un clown celeste.

Certo quando parliamo dei clown, soprattutto in Italia, si pensa ai terribili clown MacDonald : scarpe grosse, sorrisi beati ed hamburger negli occhi. O se si pensa ad altro non è molto meglio.

*Immagini di Emmanuel Lavallée y Gallot