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Diego Zuelli, Esposizioni ultrarapide

 

Diego Zuelli, Esposizioni ultrarapide, in "XÁOS. Giornale di confine", Anno II, N.2 Luglio-Ottobre 2003, URL: http://www.giornalediconfine.net/anno_2/n_2/22.htm

 

"Non si è vista la Terra né qualcosa di essa se la si è vista senza abbandonare il suo movimento. Bisogna girare più velocemente e meno diversamente da lei; lasciar fuggire quel campanile, raggiungerlo, spostarlo, rimetterlo fra le colline che si aprono, nel girotondo dei pioppi che giocano ai quattro cantoni".
(Jean Epstein)

Vi sono momenti, istanti, in cui lo sguardo che indugia fuori dal finestrino di un treno o di un automobile porta a scoprire cose che difficilmente si scorgono tutti i giorni. Il vedere all'interno di un cortile un angolo abitato, un segno di presenza umana; una serie di piloni che scoprono e coprono in sequenza ciò che gli sta dietro; un'albero che rivela le sue dimensioni man mano che ruota davanti ai nostri occhi. Tutto questo in una frazione di secondo, prima che scompaia di nuovo nel sovrapporsi dei paesaggi, nelle combinazioni dell'effetto di parallasse. E' un attimo di felicità e di consapevolezza: un momento in cui si vede più di ciò che si vede. Tornare indietro o aguzzare la vista non servirà.

Per i miei lavori utilizzo la computergrafica tridimensionale; cioè quella serie di tecniche al computer che permettono di generare un'immagine di sintesi, impalpabile ma duttile e malleabile tanto quanto un'immagine pittorica. Ogni elemento è controllabile direttamente: composizione, colore, luci ed ombre sono a mia disposizione. A queste si aggiungono caratteristiche come il cambiamento di queste componenti nel tempo, difficilmente raggiungibili con altre tecniche. Lavorare con la computergrafica 3d significa avere a che fare con programmi che al loro interno utilizzano schemi e procedure che simulano e richiamano da vicino altre discipline: infatti si modellano gli oggetti costruendo gabbie di fil di ferro come farebbe uno scultore, gli si applicano colori e texture come un pittore od un decoratore; sono poi inseriti in un ambiente con scenografia con luci e telecamere come su un set cinematografico. La metodologia di creazione di un immagine o di un filmato in grafica tridimensionale è quindi costellata di similitudini con discipline prese dal mondo reale, ma non hanno gli stessi limiti che vi sono nel mondo reale. Facendo un esempio, una cinepresa reale ha limitate possibilità di movimento, sul computer invece, l'occhio che indaga una scena ricostruita in 3d non ha nessun tipo di limite: può filmare un infinito piano sequenza, andare sottosopra, volare e compiere movimenti impossibili per la sua controparte reale. Lo stesso si può dire per le luci, gli oggetti impiegati o i movimenti dei personaggi. Tutto controllabile nei minimi particolari senza nessun limite fisico.

Cento chilometri è già una misura che sfugge, è difficile solo con l'occhio capacitarsi di una simile distanza, averne una comprensione chiara. Delle forme che le nuvole assumono, la migliore e più interessante è quella in cui diventano metro del cielo, dove riescono a comunicare le distanze meglio di quanto possa fare qualsiasi fuga prospettica. Nella triangolazione tra la luce del tramonto che le illumina, la loro forma e posizione e il punto sulla terra da cui le guardiamo, nasce una consapevolezza più ampia dello spazio che ci circonda. Relativizza e localizza la nostra posizione, quasi un arcaico e nebuloso sistema GPS (Global positioning system) che ci permette di togliere un poco alla visione prospettica l'illusione della nostra centralità nel mondo.