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CLAUDIA TILLOCA
KLIMT, IL BACIO:
l'estasi dell'abbandono
ovvero il non-tempo dell'amore
Se circoscriviamo l'artista
al mondo femminile, Klimt certamente incarna colui che ha
indagato, dal di dentro, la complessità della psiche
femminile, scavando nelle pulsioni più recondite
dell'animo, mettendone a nudo gli umori più segreti,
le fantasie più conturbanti, le innocenze accennate,
esprimendone appieno la dicotomia sempre sospesa tra fragilità
e sicurezza, abbandono e potere: alfa ed omega dell'intera
vita.
'Pittore di donne', così lo stesso artista amava
definirsi: seduttrice crudele, ammaliatrice dei sensi, la
donna incarna l'essenza stessa dell'eros, vivificatrice
e mortifera, dispensatrice di piacere e dolore, di languida
bellezza e conturbante sensualità.
In una sorta di climax ascendente all'interno di un tema
più volte ripetuto, il Bacio può rappresentare
il punto di arrivo dell'unione perfetta, simbolica di uomo-donna:
il soggetto affonda le sue radici nella prima
produzione klimtiana (Amore, 1895) in cui emerge,
quasi leit-motiv di sottofondo dell'immaginario collettivo
dell'epoca, il tema dell'amore e della passione minacciate
da forze avverse, quasi un avvertimento della caducità
della vita e delle umane passioni.
Ripresa e, al tempo stesso, superamento di questa concezione
è la sinfonia finale del Fregio di Beethoven (1902), in cui l'esaltazione della felicità ultima
nell'abbraccio amoroso - espresso in un puro erotismo di
gusto coloristico - rappresenta il superamento del dolore,
della malvagità e della perdizione.
Nell'Abbraccio del Fregio Stoclet (1905-1909) si assiste invece
all'assenza di minacce esterne, ma tale opera, viziata forse
da quella sorta di decorativismo di maniera incarnato dallo
stesso Albero della vita, non trasmette appieno, volutamente
o non volutamente, la passione dell'unione, frenata dalla
verticalità dell'avambraccio femminile e dalla rigidità
della stessa mano.
Nel Bacio (1907-1908), contemporaneo al Fregio,
ciò che si percepisce è invece l'unicità
di sensazione. Quasi che l'artista abbia voluto immortalare
l'attimo fuggente in cui universo maschile e femminile si
compenetrano, materializzato nel gesto e nella crisalide
aurea in cui i due amanti sono racchiusi, in un anelito
di pura sensualità ed ascesi mistica.
Nel Bacio si esprime
la visione di abbandono e dedizione della donna nei confronti
dell'uomo, uomo rappresentato proteso in avanti, in
atteggiamento di forza protettiva e tenerezza nei confronti
di chi si abbandona totalmente a lui: l'accento in questo
caso si pone, quasi un'eccezione nel panorama della produzione
klimtiana, sul connubio ideale, spirituale e fisico, delle
due figure. Particolari espressivi quali l'estrema definizione
delle mani maschili, nodose e affusolate al contempo, a
contrasto con il nitore della diafana pelle della giovane
innamorata, attribuiscono all'uomo una identità di
approdo, di porto sicuro in cui potersi abbandonare, languidamente
espresso dallo stato estatico della donna, finalmente libera
di esprimersi nella sua fragilità femminile, con
una mano morbidamente appoggiata sulla nuca maschile e l'altra
in cerca di un tenero sostegno come in una carezza, rimettendosi
a lui interamente.
Non più quindi donna conturbante e solitaria, arbitro
unico del mondo maschile in un gioco di rimandi e ammiccamenti
erotici, ma dualità di principi vitali che si fondono,
in un reciproco scambio di sensi e amore infinito, fissato
nell'attimo di compenetrazione spirituale attuata dall'atto
del dare e del ricevere.
Rapiti in estasi estatica, gli amanti spiccano al centro
della tela con tutta la forza espressiva del decorativismo
simbolico ed allegorico di Klimt, in uno stile bidimensionale
in cui lo sfondo altro non sembra che il riverbero del fulgore
dell'oro dei corpi che, insieme, cinge e accoglie il momento
estatico dell'Amore. Neppure il prato fiorito, con la sua
vivace policromia, riesce a catturare lo sguardo. Questo
è rapito dal gesto stesso e dal biancore della donna:
ancora una volta protagonista, ma completa solo in quanto
appagata dall'amore di colui che ama, a cui concede i suoi
sensi, sentimenti, emozioni, in un abbandono totale ed incondizionato.
E' ancora una volta la donna, dunque, a trasmettere la pienezza
interiore più intensa, punto di partenza e di arrivo
di sensazioni che in lei prendono forma e trovano la strada
d'esprimersi: amore e morte, voluttà ed innocenza,
salvezza e perdizione.
La netta separazione dei due sessi, evidenziata dal codice
simbolico di elementi geometrici quadrati e spigolosi per
l'uomo e di forme circolari e spiraliformi per la donna,
trova la sua trascendenza nell'aura che circonda entrambe
le figure, incarnazione dei due principi vitali a cui sembra
far eco la cascata di triangoli d'oro, appendici e radici
di vita, congiuntamente allo sfondo che, in una sorta di
'pendant' simmetrico, nasconde, con un sapiente gioco di
trasparenze ed affioramenti, le stesse forme geometriche
e sinuose dei due amanti.
Superamento, dunque, della conflittualità espressa
nelle altre opere, in un crescendo di unione spirituale
che si traduce in una purezza ideale, racchiusa in un'aura
mistico-erotica in cui l'erotismo si percepisce in modo
etereo ed impalpabile, forza vitale che si genera dall'unione
dei due amanti.
Klimt, nel Bacio, è
così riuscito nel difficile, se non impossibile tentativo,
di fermare l'attimo di compenetrazione totale, di 'sympatheia'
dell'amore, fissando in una dimensione a-temporale ed a-spaziale
quel gesto di respiro cosmico che vive di per sé,
incarnato nell'intreccio degli amanti. Irreale e reale al
tempo stesso, il Bacio immerge lo spettatore in un mondo
onirico di non-tempo, unica realtà spazio-temporale
in cui trovano modo di esprimersi i sensi primordiali e
le pulsioni vitali. Il fascino del quadro risiede nell'impossibilità
di compenetrazione in tale perfetta, simbolica, eterna unione,
nell'inafferrabilità di quel vago che l'avvolge,
di cui si percepisce l'essenza ma non la sostanza, nell'ineffabilità
ed indefinibilità di quell'atmosfera da subire. Mondo
onirico, dunque, dove cessano i contatti con l'esterno ed
in cui il non-tempo scaturisce dalla fissità del
gesto incastonato tra preziosismi bizantineggianti, assolutezza
stellare dello sfondo, astrattezza coloristica delle vesti,
in un'atmosfera di totale estraniazione dal mondo.
Claudia Tilloca, Klimt, Il Bacio: l'estasi dell'abbandono
ovvero il non-tempo dell'amore,
in
"XÁOS. Giornale
di confine", Anno I, n.2 luglio-ottobre 2002, URL:
http://www.giornalediconfine.net/n_2/art_9.htm