Temperare l'impazienza rivoluzionaria
e allo stesso momento tradurre in consapevolezza critica
lo scetticismo radicale che ruota intorno al rapporto
tra le nuove tecnologie di comunicazione e il lavoro dello
storico. Da questo presupposto muovono le considerazioni
di Rolando Minuti in "Internet et le métier
d'historien" .
Il testo pubblicato nella versione
italiana dalla rivista elettronica di storiografia moderna
Cromohs [R. Minuti, Iternet e il
mestiere di storico, Cromohs - www.cromohs.unifi.it
- n.6, 2001, http://www.cromohs.unifi.it/6_2001/rminuti.html]
percorre e analizza, attraverso mirati interrogativi, i
problemi e le opportunità che la rete ha posto dinnanzi
allo studioso di storia di oggi.
A cosa può concretamente servire la rete per lo storico
attuale? Può la rete cambiare, e in che termini,
i caratteri tradizionalmente definiti e consolidati del
suo mestiere? A quali problemi nuovi lo espone?
Interrogativi concreti e risposte inevitabilmente e volutamente
provvisorie e frammentarie che nascono da quella che Minuti
definisce un'"esperienza". "Con la curiosità
di verificare artigianalmente se e come le premesse che
erano individuabili dall'affermazione del web potessero
tradursi direttamente e rapidamente in realtà concrete".
Ed è con questo intento che nel 1995 crea insieme
altri due studiosi (Guido Abbattista e Alberto Mura), la
rivista elettronica di storiografia moderna Cromohs
(Cyber Review of Modern Historiography, http://www.cromohs.unifi.it)
con annessa la biblioteca di testi Eliohs che "intende
offrire, in versione integrale ed in formato HTML, classici
della storiografia moderna, opere di metodologia e di teoria
storiografica, testi di erudizione, letteratura di viaggio,
letteratura storiografica relativa allo sviluppo della cultura
scientifica ed economica, documenti biografici relativi
alla vita di importanti figure di storici, manuali ed opere
che documentano l'evoluzione della didattica storiografica
in età moderna" (http://www.eliohs.unifi.it/eliohs_ita/index.html)
Minuti
dunque a partire dai problemi concreti nati dall'esperimento
del periodico si muove tra le opportunità delle bibliografie
e degli archivi online, le problematiche giuridiche del
documento digitale, le problematiche storiografiche connesse
alla natura plastica della nuova fonte, fino all'analisi
delle possibilità che nascono per l'insegnamento
della storia.
L'analisi di Minuti si sofferma in primo luogo sulla dimensione
della rete intesa come strumento nella duplice modalità
di mezzo di accesso alle fonti, e di mezzo per la comunicazione
dei risultati delle ricerche.
Le riflessioni mettono in evidenza i vantaggi resi dalla
quantità di informazioni presenti su Internet e la
facilità di accesso ad esse, per quanti posseggono
un computer in qualsiasi parte del mondo. Il testo percorre
una breve storia dei motori di ricerca. Tutti i cybernauti
sanno che digitando una parola chiave in un motore di ricerca
si apre un'immensa lista di siti, tra i quali è difficile
discriminare quelli utili e affidabili rispetto alla nostra
ricerca. Questi problemi _ per Rolando Minuti _ non possono
essere affrontati rinunciando all'uso della rete e rifugiarsi
così nella ricerca storica tradizionale. Infatti
questo non è più possibile dacché Internet
fa parte delle nuove modalità di comunicazione. Il
compito cui gli storici sono chiamati _ sostiene Minuti
_ è dunque quello di essere una parte attiva per
giungere alla costruzione di una nuova metodologia che,
in maniera critica, permetta di garantire l'affidabilità
delle fonti e la loro qualità. Dal punto di vista
dello storico, questo significa porsi delle domande circa
la possibilità di creare motori di ricerca che attuino
una "preselezione" basata su criteri di qualità
e affidabilità. Analizzando l'esperienza di motori
di ricerca specialistici quali Argos per la Storia o Hippias
per gli studi umanistici Minuti avverte che ciò che
gli storici non possono eludere riguarda problema del chi
e del come va affrontata questa preselezione. Lo studioso
deve riconoscere che le difficoltà non si pongono
in ambito tecnologico ma nella necessità di trovare
un accordo tra le comunità degli storici sui criteri
di ordine e selezione delle risorse on-line.
Il secondo scenario aperto dalle
considerazioni di Minuti nasce in seno alla natura stessa
della Rete e dei documenti virtuali. L'ipertesto spaventa
i tradizionalisti. Che problemi può creare allo storico
l'occasione di intervento continuo sul testo virtuale, che
non rimane fossilizzato e può sempre essere alterato?
Ma anche, quali vantaggi? Una delle maggiori paure per gli
storici tradizionalisti è che scompaia il concetto
di autore. Tutti, infatti, possono intervenire su un ipertesto,
alterandolo, aggiornandolo. Questo, da un lato arricchisce
la ricerca per la molteplicità degli interventi,
dall'altro significa che nessuno può più considerarsi
unico autore e vantare sulla ricerca diritti di nessun genere.
La natura ipertestuale di internet mette in crisi anche
la nozione di fonte. La risorsa non sarà più
in un luogo fisico accessibile in ogni momento per la verifica.
La fonte perde dunque il carattere di immobilità
e rischia di cedere anche la caratteristica di verificabilità
che è propria di ogni fonte in quanto tale.
Contro coloro che vedono nella rete la fine del concetto
di autorità e la fine della dimensione partecipativa
nell'insegnamento Minuti ribalta la prospettiva suggerendo
come Internet possa essere sfruttato dalla scuola italiana.
Per Minuti tutto ciò può avvenire soltanto
se i docenti e quanti si impegnano nella formazione si pongano
nei confronti della rete con un atteggiamento di apertura
e di studio. La grande opportunità, che Minuti segnala,
offerta dalla rete per la nuova scuola sta nella caratteristica
intrinseca alla rete, ovvero alla sua dimensione interattiva.
La vera novità non è dunque la facilità
di reperire materiali didattici sulla rete ma il poter comunicare
con le nuove modalità che vanno dalle mail, ai forum
e agli altri strumenti virtuali. Minuti avverte anche del
pericolo che la scuola compie ignorando questo strumento,
che fa già parte della cultura degli studenti.
Quello che Minuti cerca di dimostrare
in questo testo è che l'esistenza di Internet è
un dato di fatto e che l'errore più grande che gli
studiosi possono fare è quello di fermarsi ad osservare
i rischi che indubbiamente la rete si porta dietro, senza
attivarsi per trovare una soluzione che gestisca questa
nuova forma di comunicazione.
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