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Patrizia Gabriele


 

P. Gabriele, K...olor Mozart,"XÁOS. Giornale di confine", Anno IV, N.1 Marzo -Giugno 2005/2006 URL:
http://www.giornalediconfine.net/n_4/21.htm

 



La singolarità principale di queste opere relazionate alla musica mozartiana, è quella di tentare il superamento della pittura di "superficie" per tendere ad una pittura - oggetto sicuramente in linea più aderente alla produzione artistica contemporanea. In sostanza la forma tende a rendersi fisicamente con l'uso di materiali (plastici, carta e cordami) sovrapposti e ad evidenziare una spazialità e una fisicità. Pensare qualcosa del genere in relazione alla musica, porta ad una serie di considerazioni credo interessanti: la musica di per se è l'espressione artistica che (almeno nella sua percezione) è totalmente svincolata dalla materia e dall'approccio fisico. I lavori di Patrizia Gabriele cercano di dare corpo ad una percezione immateriale, quasi volessero rendere palpabile la struttura compositiva e "sinfonica" della composizione ascoltata. L'opera d'arte "figurativa" cerca dunque di dare una sorta di presenza e corporeità a quella che è una percezione uditiva immateriale, di tradurre in concreto una percezione "mentale" e questo tipo di relazione musica/arte figurativa storicamente non è una esperienza nuova, nel nostro caso è però singolare il tentativo di rendere la percezione musicale di un'opera musicale storicamente localizzata e molto caratterizzata, attraverso dei materiali sintetici che appartengono alla nostra, (altrettanto caratterizzata e se vogliamo), "sintetica" contemporaneità.

E' chiaro che un artista che interviene e lavora su opere creative del passato, resta sempre nel suo tempo e nel suo linguaggio, ma è interessante osservare come nell'operazione di filtraggio realizzata dalla percezione interiore dell'artista figurativo contemporaneo, (nel nostro caso da Patrizia Gabriele) una musica del Settecento (o quantomeno preromantica) di per sé, ricca, articolata in variabili, varianti e variazioni, diventi visivamente de-composta, esposta e percepita nella sua essenzialità strutturale. Cogliamo attraverso questo modo di vivere ed interpretare la musicalità del passato, un processo percettivo tipico dell'arte contemporanea: la riduzione, la destrutturazione, l'analisi e la ricostruzione per via essenziale. Nel nostro caso l'artista ha affidato in primis alla "linea" (ondulata o retta che sia) il senso del percorso, del progresso fluido dell'armonia mozartiana tuttavia le molteplici linee si intersecano, si materializzano, si dilatano, aprono squarci di "chiaro", filtrano visivamente un "fondo", si animano nella relazione reciproca ma restano distinguibili e comunque, continue. Infatti esse sembrano proseguire in varie "coloriture" e relazioni armoniche attraverso tutti i lavori e sono colte in un istante del loro percorso che sembra in molti casi, proseguire infinitamente.

Il secondo elemento messo in gioco è appunto la "superficie", il piano su cui la linea si dispone che attraversa. Essa non è neutrale, ma ha una fisicità, una continua increspatura che tende a far riverberare un terzo elemento, il colore, che funge da "bordone", da tessuto unitario dentro il quale la linearità stessa esprime le sue tensioni e a sua energia. la superficie increspata acquista volume e fisicità con la luce incidente, il colore unitario acquista dalle stesse increspature una riverberazione che lo anima. Andando più a fondo, dietro il velario costituito dalle "linee", ci accorgiamo che molte di esse non sono in realtà continuativamente tali, ma sono piccole gocce (le note?) che si dispongono lungo un percorso logico, che si organizzano in quello che sembra essere il "quadratismo" matematico e geometrico di fondo della tradizione musicale e armonica dalla quale lo stesso Mozart proveniva. Luce, superficie, segni, leggeri volumi, trasparenze, partono da quella struttura e trasformano e animano la visione di qualcos'altro: riescono ad animare di differenti variabili visive, una struttura compositiva in realtà schematica. Attraverso questa via di relazione sottile tra complessità e fluidità, la Gabriele sembra voler restituire il senso storico della musica mozartiana. Mi sembra dunque una operazione di grande intelligenza e sensibilità musicale e non proprio una operazione emotiva: diciamo che sono lavori che “commentano” e svelano la forza propria di questo compositore in relazione alla tradizione e al rinnovamento della forma della composizione. Non sono dunque prodotti emozionali, ma progettuali, analitici che mirano allo svelamento dell'originalità intrinseca di questa musica, attraverso una “forma mentis” assolutamente contemporanea. Non sono nemmeno operazioni “postmoderniste” perché non recuperano, non citano, non combinano linguaggi. In conclusione mi sembra di poter dire che questo è un progetto espressivo lucido, determinato che cerca di leggere il passato senza anacronismi, ripiegamenti o vuoti sentimentalismi emotivi. Ed è questo che rende profondamente “contemporanea” questa ricerca espressiva che appare tesa a liberarsi dallo schema “quadro”, dalla bidimensionalità dell'immagine rappresentata per entrare appunto in una maggiore complessità espressiva e spaziale, frutto di una attenta considerazione concettuale. Sono lavori che ci testimoniano la scoperta di un necessario inveramento dell'immaginazione, della incidenza che essa può e deve avere nello spazio percettivo, della presenza dell'idea creativa come oggetto nel reale. E la scoperta di una differente concezione del fare e del vivere la propria creatività che supera di fatto la descrittiva narrazione emozionale che è trappola frequente della pittura.