La singolarità
principale di queste opere relazionate alla musica mozartiana,
è quella di tentare il superamento della pittura
di "superficie" per tendere ad una pittura
- oggetto sicuramente in linea più aderente alla
produzione artistica contemporanea. In sostanza la forma
tende a rendersi fisicamente con l'uso di materiali
(plastici, carta e cordami) sovrapposti e ad evidenziare
una spazialità e una fisicità. Pensare
qualcosa del genere in relazione alla musica, porta
ad una serie di considerazioni credo interessanti: la
musica di per se è l'espressione artistica che
(almeno nella sua percezione) è totalmente svincolata
dalla materia e dall'approccio fisico. I lavori di Patrizia
Gabriele cercano di dare corpo ad una percezione immateriale,
quasi volessero rendere palpabile la struttura compositiva
e "sinfonica" della composizione ascoltata.
L'opera d'arte "figurativa" cerca dunque di
dare una sorta di presenza e corporeità a quella
che è una percezione uditiva immateriale, di
tradurre in concreto una percezione "mentale"
e questo tipo di relazione musica/arte figurativa storicamente
non è una esperienza nuova, nel nostro caso è
però singolare il tentativo di rendere la percezione
musicale di un'opera musicale storicamente localizzata
e molto caratterizzata, attraverso dei materiali sintetici
che appartengono alla nostra, (altrettanto caratterizzata
e se vogliamo), "sintetica" contemporaneità.
E' chiaro che un
artista che interviene e lavora su opere creative del
passato, resta sempre nel suo tempo e nel suo linguaggio,
ma è interessante osservare come nell'operazione
di filtraggio realizzata dalla percezione interiore
dell'artista figurativo contemporaneo, (nel nostro caso
da Patrizia Gabriele) una musica del Settecento (o quantomeno
preromantica) di per sé, ricca, articolata in
variabili, varianti e variazioni, diventi visivamente
de-composta, esposta e percepita nella sua essenzialità
strutturale. Cogliamo attraverso questo modo di vivere
ed interpretare la musicalità del passato, un
processo percettivo tipico dell'arte contemporanea:
la riduzione, la destrutturazione, l'analisi e la ricostruzione
per via essenziale. Nel nostro caso l'artista ha affidato
in primis alla "linea" (ondulata o retta che
sia) il senso del percorso, del progresso fluido dell'armonia
mozartiana tuttavia le molteplici linee si intersecano,
si materializzano, si dilatano, aprono squarci di "chiaro",
filtrano visivamente un "fondo", si animano
nella relazione reciproca ma restano distinguibili e
comunque, continue. Infatti esse sembrano proseguire
in varie "coloriture" e relazioni armoniche
attraverso tutti i lavori e sono colte in un istante
del loro percorso che sembra in molti casi, proseguire
infinitamente.
Il secondo elemento
messo in gioco è appunto la "superficie",
il piano su cui la linea si dispone che attraversa.
Essa non è neutrale, ma ha una fisicità,
una continua increspatura che tende a far riverberare
un terzo elemento, il colore, che funge da "bordone",
da tessuto unitario dentro il quale la linearità
stessa esprime le sue tensioni e a sua energia. la superficie
increspata acquista volume e fisicità con la
luce incidente, il colore unitario acquista dalle stesse
increspature una riverberazione che lo anima. Andando
più a fondo, dietro il velario costituito dalle
"linee", ci accorgiamo che molte di esse non
sono in realtà continuativamente tali, ma sono
piccole gocce (le note?) che si dispongono lungo un
percorso logico, che si organizzano in quello che sembra
essere il "quadratismo" matematico e geometrico
di fondo della tradizione musicale e armonica dalla
quale lo stesso Mozart proveniva. Luce, superficie,
segni, leggeri volumi, trasparenze, partono da quella
struttura e trasformano e animano la visione di qualcos'altro:
riescono ad animare di differenti variabili visive,
una struttura compositiva in realtà schematica.
Attraverso questa via di relazione sottile tra complessità
e fluidità, la Gabriele sembra voler restituire
il senso storico della musica mozartiana. Mi sembra
dunque una operazione di grande intelligenza e sensibilità
musicale e non proprio una operazione emotiva: diciamo
che sono lavori che “commentano” e svelano la forza
propria di questo compositore in relazione alla tradizione
e al rinnovamento della forma della composizione. Non
sono dunque prodotti emozionali, ma progettuali, analitici
che mirano allo svelamento dell'originalità intrinseca
di questa musica, attraverso una “forma mentis” assolutamente
contemporanea. Non sono nemmeno operazioni “postmoderniste”
perché non recuperano, non citano, non combinano
linguaggi. In conclusione mi sembra di poter dire che
questo è un progetto espressivo lucido, determinato
che cerca di leggere il passato senza anacronismi, ripiegamenti
o vuoti sentimentalismi emotivi. Ed è questo
che rende profondamente “contemporanea” questa ricerca
espressiva che appare tesa a liberarsi dallo schema
“quadro”, dalla bidimensionalità dell'immagine
rappresentata per entrare appunto in una maggiore complessità
espressiva e spaziale, frutto di una attenta considerazione
concettuale. Sono lavori che ci testimoniano la scoperta
di un necessario inveramento dell'immaginazione, della
incidenza che essa può e deve avere nello spazio
percettivo, della presenza dell'idea creativa come oggetto
nel reale. E la scoperta di una differente concezione
del fare e del vivere la propria creatività che
supera di fatto la descrittiva narrazione emozionale
che è trappola frequente della pittura.